Colonna sonora consigliata per l'articolo:
http://www.youtube.com/watch?v=3CUr0bnDCfM
"Non si è più vittime, dal momento in
cui si esce dal silenzio"
"Si considera molestia qualsiasi atteggiamento che provochi
oltraggio alla dignità o alla integrità fisica e psichica della persona. Spesso
la molestia prende il via da avvenimenti che possono sembrare irrilevanti in un
primo momento, può succedere di sdrammatizzare battute e scherzi di cattivo
gusto e poi trovarsi incastrati in
una rete subdola di manipolazioni e di agiti
che hanno lo scopo di mettere la persona molestata in condizioni di
inferiorità".
Non finirò mai di stancarmi di parlare di questo argomento, anche
perché una donna su tre, nel corso della sua vita, è stata vittima di molestie
sul posto di lavoro.
Non è solo umiliante subire sul momento certe angherie e certi
gesti non desiderati, ma il continuo susseguirsi di maltrattamenti e
mortificazioni disorienta la vittima, portandola in un rapporto asimmetrico e
privandola di un qualsiasi tipo di reazione o difesa. La debolezza della
vittima viene sfruttata a tal punto che quest'ultima finirà per dare ragione al
suo molestatore.
E' facile esercitare il proprio potere con chi è inferiore, non
c'è una vera lotta, ma solo la certezza di vincere e di essere i più forti.
Nelle situazioni di molestia sul posto di lavoro, il superiore utilizza il suo
potere per sentirsi valorizzato, ha bisogno di nutrire la sua fragile identità
schiacciando la sua dipendente che, per paura di essere licenziata, sopporta il
più delle volte in silenzio. A volte si fa abuso del proprio potere per
mascherare la propria incompetenza: se qualcuno, ed in particolare una donna,
costituisce un ostacolo o in generale rappresenta una minaccia, deve essere
allontanato, penalizzato. Queste persone agiscono con l'intento di disarmare la
donna, impedendole di difendersi. Se la dipendente ha capacità, creatività, si
fa in modo di boicottare il suo spirito di iniziativa, le si impedisce di
pensare, la si persuade della sua incompetenza e, se la sfortunata reagisce, si
fa in modo di isolarla, la si ignora, si boccia qualsiasi sua proposta. In un
secondo momento sopraggiungono le umiliazioni che possono arrivare alla
violenza fisica e molestia anche sessuale: tutti i mezzi sono buoni per
distruggere la donna presa di mira. Svalutare l'altro per conquistare stima di
sé è un atteggiamento riprovevole, chi usa violenza è convinto che l'altro lo
meriti e che non abbia diritto di lamentarsi.
Chi approfitta della propria posizione sul posto di lavoro per
molestare sessualmente le proprie dipendenti non è certo persona in grado di
provare dei sensi di colpa. Sono personalità narcisiste che, avendo subito
nell'infanzia ferite profonde, cercano di mantenersi in equilibrio scaricando
su altri sofferenze che non riescono neanche a percepire. Convinti della
propria grandezza, hanno fantasie di successo smisurato, un continuo bisogno di
sentirsi ammirati, credono che tutto gli sia dovuto, si sentono speciali, non
sono in grado di essere empatici, sono invidiosi e arroganti. Per queste
persone, gli altri non esistono in quanto individui, ma come
"specchi", sono cioè necessari per alimentare la propria sicurezza di
"esistere". Il superiore di un'azienda che molesta una dipendente ha
bisogno di usare il suo potere per evitare la propria morte psichica, proprio
come un vampiro che ha bisogno di succhiare il sangue di vivi per vivere egli
stesso. E' un meccanismo di natura perversa che spinge chi è privo di sostanza
a riempirsi di qualcos'altro e, se non ci riesce, a distruggerlo. Il fascino
"ingannevole e artefatto" di queste personalità sta nella loro
megalomania: si mostrano come punti di riferimento, dispensatori del bene e del
male, sono brillanti, intelligenti, acuti, cercano la relazione con l'altro
solo per sedurlo. I loro rapporti sono privi di ogni forma di affettività, non
conoscono sentimenti veri, quando avviene una separazione o una delusione
reagiscono con una rabbia distruttiva e un forte desiderio di vendetta.
Possiamo immaginare cosa succede quando una donna, tra l'altro loro dipendente,
li rifiuta, cercando di difendere la propria identità.
Dopo un breve excursus sull'argomento, posso solo affermare che,
non solo queste situazioni sono determinate da un abuso di potere, ma anche dal
maschilismo sfrenato che ancora permane in Italia e, soprattutto, sui luoghi di
lavoro anche perché le posizioni gerarchicamente più elevate in azienda sono
occupate in maggioranza da uomini. L'unica cosa da fare è che la vittima
di molestia parli subito con i colleghi e cerchi sostegno negli amici e
famigliari ed è molto importante rispondere con un no, senza giustificazioni,
alle avance del molestatore.
Non si è più vittime nel momento in cui si esce dal silenzio.
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