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"La partecipazione alla vita civile come fonte di felicità"
"La partecipazione alla vita civile come fonte di felicità"
Di
grande rilievo sono gli studi che legano la felicità delle persone
al grado di partecipazione alla vita civile. Questi studi si sono
resi necessari nel corso del tempo perché il modello elitistico
competitivo di democrazia che
non è più in grado di soddisfare le esigenze di società avanzate come le nostre. È a Schumpeter che si deve l’elaborazione più specifica del modello, infatti nel 1942 con la pubblicazione dell’opera “Capitalismo, socialismo e democrazia” ispirandosi anche ai concetti weberiani, indica le caratteristiche essenziali della democrazia, ossia: è un metodo di selezione di un’élite che è capace di prendere le decisioni necessarie in determinate circostanze; questo metodo ostacola gli eccessi di potere della leadership politica attraverso la competizione tra i partiti politici; un’ulteriore caratteristica è che questo modello di democrazia deve perseguire la crescita e il progresso della società. L’idea di base del modello è che le imprese gestiscono i mercati, i governi regolano le imprese e l’amministrazione pubblica e il governo controlla la burocrazia. Possiamo dedurre che alla sfera politica è affidato il compito di tracciare le linee generali della società. Il modello elitistico competitivo che stiamo esaminando ha conseguito grandi risultati nel corso del dopoguerra, ma oggi è diventato obsoleto, perché la democrazia non deve solo consistere nei meccanismi della rappresentanza o nella possibilità di tutelare gli interessi, ma anche riconoscere le condizioni che permettono alle persone e ai gruppi di riconoscersi e di essere riconosciuti nelle loro differenze ed identità. In questo modo si possono affrontare quei dilemmi che altrimenti rimarrebbero sempre taciuti e neutralizzate dentro le procedure dei sistemi politici.
non è più in grado di soddisfare le esigenze di società avanzate come le nostre. È a Schumpeter che si deve l’elaborazione più specifica del modello, infatti nel 1942 con la pubblicazione dell’opera “Capitalismo, socialismo e democrazia” ispirandosi anche ai concetti weberiani, indica le caratteristiche essenziali della democrazia, ossia: è un metodo di selezione di un’élite che è capace di prendere le decisioni necessarie in determinate circostanze; questo metodo ostacola gli eccessi di potere della leadership politica attraverso la competizione tra i partiti politici; un’ulteriore caratteristica è che questo modello di democrazia deve perseguire la crescita e il progresso della società. L’idea di base del modello è che le imprese gestiscono i mercati, i governi regolano le imprese e l’amministrazione pubblica e il governo controlla la burocrazia. Possiamo dedurre che alla sfera politica è affidato il compito di tracciare le linee generali della società. Il modello elitistico competitivo che stiamo esaminando ha conseguito grandi risultati nel corso del dopoguerra, ma oggi è diventato obsoleto, perché la democrazia non deve solo consistere nei meccanismi della rappresentanza o nella possibilità di tutelare gli interessi, ma anche riconoscere le condizioni che permettono alle persone e ai gruppi di riconoscersi e di essere riconosciuti nelle loro differenze ed identità. In questo modo si possono affrontare quei dilemmi che altrimenti rimarrebbero sempre taciuti e neutralizzate dentro le procedure dei sistemi politici.
Occorre
anche aggiungere che oggi non vi è più la coincidenza fra
democrazia e istituzioni democratiche. Infatti si considerava sistema
democratico quel sistema politico nel quale fossero assicurate libere
elezioni, fosse garantita la divisione dei poteri, ecc.. A livello
internazionale si faceva ricorso al trattato quale strumento di
regolazione delle controversie internazionali, anche se il trattato
rinvia a livello nazionale. La coincidenza tra democrazia e
istituzioni democratiche è venuta meno per l’avvento della
globalizzazione, perché quando vi era coincidenza bastava che le
istituzioni democratiche di un paese funzionassero bene affinché si
potesse dire che la democrazia pure fosse attuata in quel paese. Oggi
invece vi sono soggetti che producono norme vincolanti erga omnes, ma
non hanno territorio, quindi non sono retti da istituzioni
democratiche. Possiamo comprendere quindi che lo Stato nazionale non
è più l’unico produttore di norme giuridiche, esattamente vi sono
ad esempio imprese transnazionali che hanno costruito la nuova lex
mercatoria oppure anche delle ONG che hanno raggiunto un’influenza
molto più forte di alcuni Stati nazionali.
Infine
il modello elitistico competitivo è entrato in crisi perché è in
grado di risolvere i conflitti di interesse, ma non i conflitti di
identità. Infatti il conflitto di interesse si riesce a risolvere
perché nel modello elitistico competitivo si vede il gioco politico
sotto la specie del contratto. Mentre nelle nostre società crescono
le richieste dei cittadini che non hanno come oggetto principale le
variabili economiche, dove è in gioco la dimensione spirituale della
persona. Un esempio dei giorni nostri è il conflitto d’identità
religiosa, molto accentuato anche dall’arrivo degli immigrati da
paesi più poveri, i quali avendo una religione diversa da quella
dominante nel nostro Paese, questi reclamano il riconoscimento a
livello pubblico della propria identità, perché l’estensione a
tutti dei diritti (imparzialità, neutralità, libertà personale,
ecc..) non genera di per se l’accesso pieno alla cittadinanza se
alcuni soggetti non hanno la capacità effettiva di godere di quei
diritti per via della loro identità culturale.
In
presenza di problemi identitari il modello di democrazia elitistico
competitivo non funziona più, ma occorre un modello di democrazia
più articolato, ossia la democrazia deliberativa che è legata ai
nomi di D. Held, J. Fishkin, F. Viola e il contributo fondativo di J.
Habermas. Con questo metodo infatti vince la parte che è in grado di
offrire le ragioni più convenienti a proprio sostegno. Occorre
precisare che mentre negoziare e argomentare sono metodi
comunicativi, votare non lo è. Inoltre la votazione e la
negoziazione consentono di giungere alla decisione collettiva per via
aggregativa; mentre con la deliberazione si giunge alla decisione per
via argomentativa dove vince la ragione con più senso normativo.
I
caratteri essenziali di una deliberazione sono i seguenti: la
deliberazione riguarda le cose che sono in nostro potere; è
incompatibile con lo scetticismo morale, in quanto viene utilizzata
per cercare la verità pratica; la deliberazione postula la
possibilità di mutare le proprie preferenze e opinioni in base alle
ragioni enunciate dall’altra parte, quindi è incompatibile col
metodo deliberativo chi in base alla propria ideologia si dichiara
refrattario alle ragioni degli altri. Il politologo americano Fishkin
intende favorire il modello di democrazia deliberativa agendo
sull’uguaglianza dei partecipanti al processo deliberativo per
quanto riguarda l’accesso alle informazioni attraverso il
“sondaggio competente”, il quale non si propone solamente di
migliorare la qualità della discussione pubblica ponendo a
disposizione delle persone scelte esperti capaci di fornire
informazioni adeguate sulle opzioni in gioco, ma anche e soprattutto
rafforzare la vita democratica facendo discutere tra loro le persone
sotto la guida di moderatori neutrali. Questa proposta di Fishkin è
un efficace strumento per creare capitale sociale mediante
l’esercizio di attività relazionali.
Anche
se vi sono numerosi nodi ancora da sciogliere per far sì che la
democrazia deliberativa sia una valida alternativa al modello di
democrazia esistente, possiamo affermare che il modello di democrazia
deliberativa è l’unica che riesce ad affermare le ragioni del
civile perché riesce a pensare alla politica non come attività
basata sul compromesso e la corruzione da cui sempre viene
accompagnato, ma sulla persuasione e quindi sul consenso, il quale è
ottenuto secondo tecniche di argomentazione razionale attorno ad
interessi comuni, non legati ad interessi privati.
Dopo
aver illustrato le principali caratteristiche del modello di
democrazia deliberativa, ora analizziamo come il referendum e il
federalismo influenzano la felicità.
È un
importante strumento che consente ai cittadini di partecipare
direttamente alla vita politica e ciò costituisce un importante
aspetto di democrazia. I referendum sono previsti dalle costituzioni
di molti Paesi, il problema è che vengono indetti quando il governo
non sa che decisione prendere in merito a una determinata materia
oppure in molti casi è relegato a questioni locali di scarso
rilievo, mentre le questioni importanti vengono riservate ai
politici. Infatti, negli Stati Uniti vengono indetti molti referendum
a livello locale, ma la costituzione non li prevede a livello
nazionale. L’unico Paese un cui è consentito ai cittadini di
partecipare direttamente sulle questioni del Paese a tutti i livelli
di governo è la Svizzera. L’evidenza empirica afferma chiaramente
che i referendum sono veramente in grado di rompere la coalizione
creata dai politici che hanno fatto approvare norme costituzionali.
Infatti in Svizzera è stata sottoposta a referendum la questione se
aderire o meno all’Unione Europea ed entrare nello Spazio Economico
Europeo le quali ricevettero supporto dalla classe politica, ma
furono rigettati dagli elettori.
I
Paesi che adottano il modello di democrazia deliberativa hanno
riscontrato i seguenti effetti sugli aspetti della loro vita sociale
(dove gli effetti sono stati stimati con studi econometrici negli
Stati Uniti): le spese e le entrate del governo sono più basse; il
debito procapite è molto inferiore in presenza di un referendum che
chiede la maggioranza qualificata; il prezzo dei terreni è più
elevato perché la gente è felice di abitare e lavorare in tali
aree; la spesa pubblica per l’istruzione è più elevata.
Invece
da studi econometrici condotti in Svizzera, che è uno Stato con
un’ampia partecipazione diretta a tutti i livelli di governo e in
merito a tutte le questioni, è stato riscontrato che: i comuni
svizzeri più democratici sono quelli in cui gli esiti sono vicini
alle preferenze degli elettori; la crescita della spesa pubblica è
determinata fortemente dalla disponibilità a pagare degli elettori,
che non dagli interessi personali dei politici e burocrati; più le
istituzioni democratiche sono dirette, meno l’offerta pubblica è
costosa; la moral tax funziona meglio nelle democrazie
deliberative; i redditi procapite sono più elevati nei cantoni che
assicurano ai cittadini la possibilità di maggiore partecipazione
diretta piuttosto che in cantoni che hanno forme meno sviluppate di
partecipazione diretta.
Da
queste considerazioni si denota in modo evidente che, in un sistema
sociale che prevede referendum, le deviazioni dalle preferenze dei
cittadini sono significativamente più ridotte, rispetto a un sistema
sociale che si basa su un modello democratico elitistico competitivo.
Il
federalismo è uno strumento alternativo che garantisce una
soddisfazione più completa delle preferenze degli elettori, perché
gli individui tendono ad allontanarsi dalle giurisdizioni deludenti
mentre sono attratti da quelle che prendono a cuore le preferenze
della popolazione a basso costo. Infatti, come affermano Tiebout
(1956), ma anche Buchanan (1965) e Hirschmann il federalismo porta a
indebolire le coalizioni dei politici. Inoltre il federalismo
realizza piuttosto un prerequisito necessario affinché possano
essere indetti referendum, piuttosto che essere una loro alternativa.
Infatti i referendum indetti a livello comunale e regionale aiutano i
cittadini a valutare quali questioni politiche devono essere decise a
livello federale e rendono i referendum un istituto più adeguato per
indebolire le coalizioni dei politici contro gli elettori.
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