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lunedì 17 settembre 2012

La crisi del nostro modello di democrazia

Colonna sonora consigliata per l'articolo:
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 "La partecipazione alla vita civile come fonte di felicità"


4.1. La crisi del modello elitistico competitivo di  democrazia
Di grande rilievo sono gli studi che legano la felicità delle persone al grado di partecipazione alla vita civile. Questi studi si sono resi necessari nel corso del tempo perché il modello elitistico competitivo di democrazia che
non è più in grado di soddisfare le esigenze di società avanzate come le nostre. È a Schumpeter che si deve l’elaborazione più specifica del modello, infatti nel 1942 con la pubblicazione dell’opera “Capitalismo, socialismo e democrazia” ispirandosi anche ai concetti weberiani, indica le caratteristiche essenziali della democrazia, ossia: è un metodo di selezione di un’élite che è capace di prendere le decisioni necessarie in determinate circostanze; questo metodo ostacola gli eccessi di potere della leadership politica attraverso la competizione tra i partiti politici; un’ulteriore caratteristica è che questo modello di democrazia deve perseguire la crescita e il progresso della società. L’idea di base del modello è che le imprese gestiscono i mercati, i governi regolano le imprese e l’amministrazione pubblica e il governo controlla la burocrazia. Possiamo dedurre che alla sfera politica è affidato il compito di tracciare le linee generali della società. Il modello elitistico competitivo che stiamo esaminando ha conseguito grandi risultati nel corso del dopoguerra, ma oggi è diventato obsoleto, perché la democrazia non deve solo consistere nei meccanismi della rappresentanza o nella possibilità di tutelare gli interessi, ma anche riconoscere le condizioni che permettono alle persone e ai gruppi di riconoscersi e di essere riconosciuti nelle loro differenze ed identità. In questo modo si possono affrontare quei dilemmi che altrimenti rimarrebbero sempre taciuti e neutralizzate dentro le procedure dei sistemi politici.
Occorre anche aggiungere che oggi non vi è più la coincidenza fra democrazia e istituzioni democratiche. Infatti si considerava sistema democratico quel sistema politico nel quale fossero assicurate libere elezioni, fosse garantita la divisione dei poteri, ecc.. A livello internazionale si faceva ricorso al trattato quale strumento di regolazione delle controversie internazionali, anche se il trattato rinvia a livello nazionale. La coincidenza tra democrazia e istituzioni democratiche è venuta meno per l’avvento della globalizzazione, perché quando vi era coincidenza bastava che le istituzioni democratiche di un paese funzionassero bene affinché si potesse dire che la democrazia pure fosse attuata in quel paese. Oggi invece vi sono soggetti che producono norme vincolanti erga omnes, ma non hanno territorio, quindi non sono retti da istituzioni democratiche. Possiamo comprendere quindi che lo Stato nazionale non è più l’unico produttore di norme giuridiche, esattamente vi sono ad esempio imprese transnazionali che hanno costruito la nuova lex mercatoria oppure anche delle ONG che hanno raggiunto un’influenza molto più forte di alcuni Stati nazionali.
Infine il modello elitistico competitivo è entrato in crisi perché è in grado di risolvere i conflitti di interesse, ma non i conflitti di identità. Infatti il conflitto di interesse si riesce a risolvere perché nel modello elitistico competitivo si vede il gioco politico sotto la specie del contratto. Mentre nelle nostre società crescono le richieste dei cittadini che non hanno come oggetto principale le variabili economiche, dove è in gioco la dimensione spirituale della persona. Un esempio dei giorni nostri è il conflitto d’identità religiosa, molto accentuato anche dall’arrivo degli immigrati da paesi più poveri, i quali avendo una religione diversa da quella dominante nel nostro Paese, questi reclamano il riconoscimento a livello pubblico della propria identità, perché l’estensione a tutti dei diritti (imparzialità, neutralità, libertà personale, ecc..) non genera di per se l’accesso pieno alla cittadinanza se alcuni soggetti non hanno la capacità effettiva di godere di quei diritti per via della loro identità culturale.

    1. La democrazia deliberativa
In presenza di problemi identitari il modello di democrazia elitistico competitivo non funziona più, ma occorre un modello di democrazia più articolato, ossia la democrazia deliberativa che è legata ai nomi di D. Held, J. Fishkin, F. Viola e il contributo fondativo di J. Habermas. Con questo metodo infatti vince la parte che è in grado di offrire le ragioni più convenienti a proprio sostegno. Occorre precisare che mentre negoziare e argomentare sono metodi comunicativi, votare non lo è. Inoltre la votazione e la negoziazione consentono di giungere alla decisione collettiva per via aggregativa; mentre con la deliberazione si giunge alla decisione per via argomentativa dove vince la ragione con più senso normativo.
I caratteri essenziali di una deliberazione sono i seguenti: la deliberazione riguarda le cose che sono in nostro potere; è incompatibile con lo scetticismo morale, in quanto viene utilizzata per cercare la verità pratica; la deliberazione postula la possibilità di mutare le proprie preferenze e opinioni in base alle ragioni enunciate dall’altra parte, quindi è incompatibile col metodo deliberativo chi in base alla propria ideologia si dichiara refrattario alle ragioni degli altri. Il politologo americano Fishkin intende favorire il modello di democrazia deliberativa agendo sull’uguaglianza dei partecipanti al processo deliberativo per quanto riguarda l’accesso alle informazioni attraverso il “sondaggio competente”, il quale non si propone solamente di migliorare la qualità della discussione pubblica ponendo a disposizione delle persone scelte esperti capaci di fornire informazioni adeguate sulle opzioni in gioco, ma anche e soprattutto rafforzare la vita democratica facendo discutere tra loro le persone sotto la guida di moderatori neutrali. Questa proposta di Fishkin è un efficace strumento per creare capitale sociale mediante l’esercizio di attività relazionali.
Anche se vi sono numerosi nodi ancora da sciogliere per far sì che la democrazia deliberativa sia una valida alternativa al modello di democrazia esistente, possiamo affermare che il modello di democrazia deliberativa è l’unica che riesce ad affermare le ragioni del civile perché riesce a pensare alla politica non come attività basata sul compromesso e la corruzione da cui sempre viene accompagnato, ma sulla persuasione e quindi sul consenso, il quale è ottenuto secondo tecniche di argomentazione razionale attorno ad interessi comuni, non legati ad interessi privati.

    1. Come gli strumenti di democrazia deliberativa influenzano la felicità
Dopo aver illustrato le principali caratteristiche del modello di democrazia deliberativa, ora analizziamo come il referendum e il federalismo influenzano la felicità.

      1. Referendum
È un importante strumento che consente ai cittadini di partecipare direttamente alla vita politica e ciò costituisce un importante aspetto di democrazia. I referendum sono previsti dalle costituzioni di molti Paesi, il problema è che vengono indetti quando il governo non sa che decisione prendere in merito a una determinata materia oppure in molti casi è relegato a questioni locali di scarso rilievo, mentre le questioni importanti vengono riservate ai politici. Infatti, negli Stati Uniti vengono indetti molti referendum a livello locale, ma la costituzione non li prevede a livello nazionale. L’unico Paese un cui è consentito ai cittadini di partecipare direttamente sulle questioni del Paese a tutti i livelli di governo è la Svizzera. L’evidenza empirica afferma chiaramente che i referendum sono veramente in grado di rompere la coalizione creata dai politici che hanno fatto approvare norme costituzionali. Infatti in Svizzera è stata sottoposta a referendum la questione se aderire o meno all’Unione Europea ed entrare nello Spazio Economico Europeo le quali ricevettero supporto dalla classe politica, ma furono rigettati dagli elettori.
I Paesi che adottano il modello di democrazia deliberativa hanno riscontrato i seguenti effetti sugli aspetti della loro vita sociale (dove gli effetti sono stati stimati con studi econometrici negli Stati Uniti): le spese e le entrate del governo sono più basse; il debito procapite è molto inferiore in presenza di un referendum che chiede la maggioranza qualificata; il prezzo dei terreni è più elevato perché la gente è felice di abitare e lavorare in tali aree; la spesa pubblica per l’istruzione è più elevata.
Invece da studi econometrici condotti in Svizzera, che è uno Stato con un’ampia partecipazione diretta a tutti i livelli di governo e in merito a tutte le questioni, è stato riscontrato che: i comuni svizzeri più democratici sono quelli in cui gli esiti sono vicini alle preferenze degli elettori; la crescita della spesa pubblica è determinata fortemente dalla disponibilità a pagare degli elettori, che non dagli interessi personali dei politici e burocrati; più le istituzioni democratiche sono dirette, meno l’offerta pubblica è costosa; la moral tax funziona meglio nelle democrazie deliberative; i redditi procapite sono più elevati nei cantoni che assicurano ai cittadini la possibilità di maggiore partecipazione diretta piuttosto che in cantoni che hanno forme meno sviluppate di partecipazione diretta.
Da queste considerazioni si denota in modo evidente che, in un sistema sociale che prevede referendum, le deviazioni dalle preferenze dei cittadini sono significativamente più ridotte, rispetto a un sistema sociale che si basa su un modello democratico elitistico competitivo.

      1. Federalismo
Il federalismo è uno strumento alternativo che garantisce una soddisfazione più completa delle preferenze degli elettori, perché gli individui tendono ad allontanarsi dalle giurisdizioni deludenti mentre sono attratti da quelle che prendono a cuore le preferenze della popolazione a basso costo. Infatti, come affermano Tiebout (1956), ma anche Buchanan (1965) e Hirschmann il federalismo porta a indebolire le coalizioni dei politici. Inoltre il federalismo realizza piuttosto un prerequisito necessario affinché possano essere indetti referendum, piuttosto che essere una loro alternativa. Infatti i referendum indetti a livello comunale e regionale aiutano i cittadini a valutare quali questioni politiche devono essere decise a livello federale e rendono i referendum un istituto più adeguato per indebolire le coalizioni dei politici contro gli elettori.

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